L’uomo della Red Bull rivela un inedito retroscena che avrebbe cambiato le sorti della F1: era vicino alla Ferrari.
Vi sarebbe piaciuto il nome di Adrian Newey in Ferrari? Se avete sognato una personalità così importante con la tuta rossa a Maranello, sappiate che per poco i vostri sogni non si sono avverati. Williams, McLaren e Red Bull hanno avuto la fortuna di incontrarlo, ma nel suo destino poteva anche esserci il rosso, da come lui stesso ha svelato.
Proprio il britannico che pochi giorni fa aveva parlato di un allarme “imbroglio” in Formula 1, ha parlato stavolta a The Race, sito dal nome inconfondibile, proprio del Regno Unito. Newey, alla fine non si è mai voluto allontanare da casa e soprattutto, ha deciso di restare per molto tempo in Red Bull, ma tra le sue dichiarazioni ce ne sono alcune interessanti, sull’epoca in cui la F1 iniziava a diventare ibrida.
Con l’avvento delle Power Unit V6, il capo dell’area tecnica Red Bull prese in considerazione l’idea di cambiare. Proprio il sessantaquattrenne, ha ammesso che se ci fosse stata una scuderia a cui avrebbe detto di sì, quella era proprio la Ferrari, nel 2022, tra l’altro, tornata ad essere competitiva per il titolo e vera avversaria della scuderia dei tori e quindi, di Max Verstappen. Lavoro che non è bastato per non far dimettere Mattia Binotto, che però ha ricevuto degli inaspettati complimenti, proprio dal mondo della F1.
Newey, non parla di come sarebbe stato lavorare al suo fianco o di altri eventuali membri dello staff del Cavallino, ma va dritto al sodo: “All’epoca ero piuttosto disilluso dall’intera vicenda, tanto che stavo per entrare in Ferrari“. A quanto pare, non è l’inizio dell’epoca ibrida in sé ad aver infastidito l’ingegnere, bensì alcuni comportamenti dell’allora fornitrice di motori alla Red Bull, ovvero la Renault.
“Sebbene mi sentissi felice in Red Bull e non volessi cambiare squadra, l’unica cosa che mi aveva spinto a pensare di andare via era il fatto che eravamo bloccati con un motore non competitivo. Avevamo un fornitore che sembrava più interessato al marketing che derivava dall’essere in F1 che alla competitività”, ha confessato con una vena polemica, il sessantaquattrenne.
“Se hai un partner che ti propone una Power unit al di sotto dei concorrenti, – termina il classe ’58 della Red Bull – ma che dimostra un reale desiderio e una volontà di risolvere il problema e di andare avanti, allora lo accetti, ma con chi non si rende conto di essere indietro e non sembra interessato a fare qualcosa è molto più difficile. Questo mi aveva fatto perdere la motivazione”.
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