La Casa britannica è rinomata per i gioielli capace di produrre, ma non tutti ricordano un’auto che, numeri alla mano, fu un flop.
L’idea fu di quelle strambe, quasi folli, ma che fin da subito convinse la Aston Martin a cimentarsi in un qualcosa che, nella sua storia, non era mai accaduto prima. Nel 2011, infatti, la Casa britannica si operò nel rebadging, ovvero la ripresa di una vettura di un altro marchio e già disponibile sul mercato che finì tra le proprie fila.
Così nacque la Aston Martin Cygnet, derivata dalla già esistente Toyota iQ. Quest’ultima rimase in commercio dal 2008 al 2015, ma nel mentre, come anticipato, ebbe un parente molto stretto e davvero particolare. La Cygnet proponeva una vera e propria correzione della iQ, sia esteticamente con finiture di lusso proprie della Casa britannica, sia, però, nel prezzo: la Aston Martin costava infatti il triplo rispetto alla Toyota, nonostante a livello meccanico non vi fossero novità e non fossero stati effettuati cambiamenti.
Aston Martin Cygnet, il flop della citycar più veloce
La colpa della Aston Martin Cygnet fu, sostanzialmente, la mancanza di analogie con le vetture sportive della Casa britannica. Con un motore 1.3 da 99 CV è stata un’auto capace di presentarsi, elegante e lussuosa, nel migliore dei modi.
Certo, il prezzo, che poteva arrivare fino a 50000 euro, era alquanto proibitivo e scoraggiante, tant’è che la maggior parte dei pezzi venduti sul mercato, stando a ricerche statistiche, coinvolse automobilisti che erano stati o erano ancora clienti della Aston Martin.
In Italia, il flop della Cygnet fu clamoroso: tra il 2011 e il 2013, anni in cui la vettura rimase in produzione, vennero venduti solo 60 esemplari in tutto il paese. Un numero irrisorio e che, a distanza di anni, ancora certifica la mancata riuscita del progetto della Aston Martin.
Tuttavia, la Casa britannica non si diede certo per vinta, e infatti qualche anno dopo presentò la Aston Martin V8 Cygnet, ottenendo ben altri numeri. Una citycar, divenuta a sua volta la più veloce di sempre, che ha montato il V8 con 430 CV, preso in prestito dalla Vintage S, altro gioiello della Aston Martin.
Insomma, una piccola ripresa che poi è sfociata, si può dire, in un successo. Ciò però non cancella l’idea iniziale di rebadging che la Aston Martin ebbe e che non attecchì affatto sul mercato, anzi: con ogni probabilità, è stato il flop più pesante che la Casa britanicca abbia vissuto in oltre cent’anni di storia.