Tutti sotto shock: dai calciatori e le panchine ai cameraman e tifosi. Il mondo del calcio e dello sport piange.
Purtroppo, anche dal mondo dello sport, alle volte, arrivano notizie che nessuno vorrebbe mai sentire. Infortuni gravissimi, carriere finite troppo presto, malori. Raramente, anche la scomparsa di qualcuno. E il calcio, a riguardo, ne sa qualcosa.
Non è insolito, purtroppo, che qualche ex calciatore venga a mancare: anzianità, malattie e quant’altro troppo spesso portano via gli sportivi. A mettere in ginocchio il mondo dello sport, però, alle volte è anche un episodio all’infuori del campo da calcio, da tennis, da basket o quant’altro, che porta via la giovane vita di un atleta ancora in attività: incidenti, malori e quant’altro.
Quando la tragedia, però, prende forma in campo e in diretta televisiva, la scena è ancor più cupa e disarmante, se possibile. Il calcio, tutto ciò, lo ha vissuto sulla propria pelle poco più di dieci anni fa: oggi ricordiamo la scomparsa di Piermario Morosini.
14 aprile 2012, stadio Adriatico. In Serie B si gioca Pescara–Livorno e al 31′ un calciatore dei toscani si accascia a terra, impotente, senza riuscire nemmeno ad attutire l’urto con le braccia.
Lo sfortunato è Piermario Morosini, centrocampista ventiseienne in forza al Livorno. Uno dei tanti volti del calcio che, nonostante le avversità e la crudeltà della vita, stava vivendo il sogno di ogni bambino: giocare a pallone.
L’intervento dei sanitari, la corsa in ospedale: nulla da fare per Piermario. Immagini strazianti, che per quanto siano state cupe, hanno tenuto incollati allo schermo milioni di telespettatori.
L’autopsia, poi, reciterà “cardiomiopatia aritmogenica“: una malattia ereditaria di cui Morosini, così come gli affetti più stretti e la squadra, non sapevano nulla. Genitori che, tra l’altro, erano venuti a mancare già tempo prima: la madre nel 2001, il padre due anni più tardi.
Una storia straziante, che nelle sue sfaccettature è diventata ancor più tragica e che è rimasta viva nella mente degli appassionati, non solo di calcio. Un ragazzo tirato giù da un malore, che prova a rialzarsi più volte senza riuscirci e che se ne va, nel silenzio di uno stadio riempito da ventimila persone.
Chi ha assistito, ma anche chi ha solo guardato poi quella scena terrificante, ha provato a rimuovere la triste fine di Morosini. Il ricordo di quel ventiseienne, quel che vale davvero ricordare, deve essere dedito alla forza e al coraggio che, seppur in una vita crudele e troppo breve, lui non ha mai voluto far mancare, in ogni sua azione: inseguendo un sogno.
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