L’ex campione del mondo oggi in Yamaha, disgustato dal mondo della MotoGP e dai suoi personaggi, annuncia il ritiro con tanto amaro in bocca.
Fai tutta la vita un lavoro e dopo tanti anni ti ritrovi a lasciare perché disgustato dall’ambiente: non è il primo pilota di motociclette a ritirarsi perché schifato da ciò che c’è in MotoGP e tutto intorno. Il pilota di Yamaha ex campione del mondo ha deciso di ritirarsi perché stanco di questo mondo ed i motivi sono gli stessi raccontati da tanti altri piloti: troppa politica, interessi, favori e nessuna riconoscenza verso chi ti ha dato tutto, ovvero tutto ciò che un purista dello sport non potrebbe mai sopportare.
Da piccoli cresciamo col mito di emulare quell’idolo lì o quella bandiera là: Totti, Rossi, Schumacher, Del Piero, Maldini, Pantani, Alonso, Federer, Biaggi e chi più ne ha, più ne metta. Crescendo poi ti rendi conto che lo sport ha pian piano abbandonato i suoi veri valori concentrandosi più sull’essere business, sul vendere il prodotto più che caricare la passione.
Spesso poi ci si trova davanti a notizie spiacevoli, scandali, delusioni, dichiarazioni shock o eventi che un po’ ci allontanano da quegli sport che sognavamo di fare al livello professionistico da piccoli: chi non ha sognato di segnare in rovesciata o vincere un Gran Premio su due o quattro ruote? Solo che in molti crescendo si distaccano dallo sport, delusi da qualcosa che li nausea o li disgusta fino al disinnamoramento.
E lo stesso sta succedendo ad Andrea Dovizioso, che da piccolo sognava di rombare il motore di una due ruote ed arrivare a vincere i Gran Premi in MotoGP e quel sogno si è anche avverato: Il Dovi è diventato un affermato pilota professionista, campione del mondo in Classe 125 nel 2004, uno da ventiquattro vittorie e centotre podi in carriera, uno che dopo ventidue anni nelle corse delle motociclette ha detto basta.
E Dovizioso non dice basta per l’età dato che trentaseienne, e poteva anche starci per carità, dice basta perché nauseato da tutto ciò che si cela dietro la MotoGP e che gli spettatori non vedono. Il pilota forlivese di Forlimpopoli saluta con l’amaro in bocca, optando per un ritiro ricolmo di nausea, disgusto e rancore verso un movimento che l’ha deluso oltremodo.
Andrea Dovizioso ha velatamente lasciato intendere come se in MotoGP si favorisse sempre lo sviluppo di una moto che piuttosto quello di un’altra, andando così a scegliere a tavolino chi dovrà competere per vincere concentrando tutti gli sforzi su quella due ruote e scaricando l’altra, e a tal proposito ha detto: “Quando fatichi a essere competitivo non ti diverti e non c’è ragione per restare. La mia M1 è buona in alcuni aspetti, meno in altri e vince solo con Quartararo: vuol dire è veloce, ma la base è molto difficile e particolare“.
Con tanto amaro in bocca ha anche parlato della sua situazione in pista: “Ogni gara è molto difficile perché parto indietro. Non mi era mai capitato di non essere competitivo in carriera, è qualcosa di nuovo. La MotoGP è cambiata, i rivali sono cambiati, il modo di guidare è diverso: ci sono tante piccole ragioni..“.
Andrea Dovizioso si ritira, come fecero Stoner e Gibernau
Non è il primo a ritirarsi perché stufo di sotterfugi, non competitività, favoritismi e quant’altro, Andrea Dovizioso è solo l’ultimo di una lunga lista di piloti usciti schifati dalla MotoGP.
Anni fa toccò al formidabile Casey Stoner abbandonare prematuramente la MotoGP a soli ventisette anni ed i motivi furono molteplici: la nascita della figlia Alessandra, lo spavento preso per la prematura scomparsa di Marco Simoncelli, la nausea nel dover discutere quotidianamente con la stampa, le troppe pressioni, le critiche, la stanchezza cronica che iniziava a bussare alla porta del suo fisico e il disgusto verso i giochi di potere che si attuavano nel paddock e che gli fecero perdere la passione.
Stessa sorte toccò ancora prima allo spagnolo Sete Gibernau, anch’esso pilota molto bravo: il più romagnolo tra gli spagnoli, come veniva simpaticamente definito, lasciò a soli ventisette anni anch’esso perché schifato dai sotterfugi ed i favoritismi che accadevano lontani dalle telecamere, inoltre anche una serie di infortuni e carenze economiche dei team per i quali correva lo convinsero a lasciare definitivamente il mondo delle corse anticipatamente.