Poteva andargli molto peggio: un malore durante una partita se lo stava portando via: ritirarsi è stata la prima soluzione.
Anche nel mondo dello sport ci si ritrova a dover fare i conti con malattie, malori e, raramente, anche con scomparse inaspettate. Nel calcio si è cercato di ovviare al pericolo della morte con la presenza di un defibrillatore in ogni campo da gioco, e chiaramente con del personale sanitario abilitato ad utilizzarlo.
Dopo la tragica scomparsa di Piermario Morosini durante il campionato di Serie B del 2011-2012, in Italia, la questione ci è rimasta particolarmente impressa. Non è mai confortevole venire a sapere di una scomparsa, specie se prematura: ancor più straziante è vederla durante una partita di calcio.
A poco più di un anno di distanza, è bene ricordare la tempestività e la fortuna avuta nel vedere Christian Eriksen salvarsi in campo. Il calciatore danese, alla partita d’esordio degli Europei 2020, tramutati in 2021, si era accasciato a terra durante un’azione in Danimarca-Finlandia.
Una caduta inconscia, senza nemmeno che il calciatore stesso potesse contrastarla cercando di attutirla con l’aiuto delle braccia. Eriksen è caduto a peso morto, in avanti, e i calciatori nei suoi pressi si erano subito resi conto dell’anomalia e della possibile gravità della situazione.
Personale sanitario subito in campo e massaggio cardiaco al danese, che per 5 minuti circa dei 40 totali trascorsi a soccorrerlo in campo con tutte le attrezzature del caso era praticamente morto. Tempestivo l’intervento del suo compagno di squadra Kjaer, che ha evitato che il 10 danese inghiottisse la sua stessa lingua durante il malore, morendo soffocato.
Attimi di terrore, caratterizzati dalle lacrime della moglie di Eriksen, scesa dagli spalti e consolata dai compagni di squadra del marito che l’hanno tenuta a debita distanza. L’intera Danimarca a circondare il suo capitano per evitare che venissero riprese le immagini del suo soccorso, e tutto il mondo del calcio e non a sperare nel miracolo dopo diversi minuti di sconforto.
Poi, finalmente, l’applauso della fetta di tifosi sovrastante il bordocampo su cui il danese era stato soccorso: un accenno di sollievo, l’uscita in barella dal campo, scortato e applaudito da tutto lo stadio. Un cenno appena visibile: l’occhio vigile, il consenso dato con la sua stessa mano alla telecamera.
“Sapevo che sarei tornato a giocare a calcio già due giorni dopo il malore”- ha dichiarato qualche mese fa Eriksen -“Dopo l’operazione non ho pensato nemmeno per un momento di ritirarmi. Ho dovuto ovviamente aspettare il parere degli specialisti, ma non mi ero già arreso ad abbandonare il calcio”.
Il danese, ad un anno di distanza, è tornato ad incantare il mondo del calcio e a far parlare di sé per i colpi di classe in mezzo al campo: non più in Italia, all’Inter, a causa di quel defibrillatore sottocutaneo che nel Belpaese non permette l’attività agonistica. In Inghilterra, al Brentford, squadra che lo ha rilanciato e che sta ricevendo le offerte di mezza Europa in questa sessione di calciomercato per il suo gioiello danese.
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