Un confronto destinato ad essere ricordato negli annali di F1: le tensioni, le frecciatine e l’inevitabile scontro.
Anche i professionisti possono sbagliare. Questo è ciò che lo sport ci insegna: non importa a che livello si gareggi o per cosa si competa, la competizione genera nell’uomo quel brivido d’adrenalina che talvolta lo spinge oltre i confini dell’accettabile.
Non è esente da questi discorsi la Formula 1, sport in cui il lavoro individuale ha spesso la meglio su quello di squadra. Tensioni tra scuderie rivali, tra piloti in lotta per il titolo o per un piazzamento importante, screzi durante le prove libere e le qualifiche.
A degenerare, alle volte, sono anche quei rapporti che dall’esterno si direbbero inscalfibili, come quelli tra compagni di squadra. A far ancora più notizia, poi, è una lite che avviene tra due piloti che oltre a condividere la stessa auto, sono magari anche cresciuti assieme nella gavetta che li ha portati ad essere protagonisti nella classe regina.
Hamilton, Rosberg e quell’iconico duello nel 2015
Avrete già intuito che i protagonisti della vicenda in questione sono stati Lewis Hamilton e Nico Rosberg, compagni di squadra nel 2015 per la scuderia della Mercedes. Tra i due, entrambi classe 1985 e arrivati in F1 dopo aver condiviso la stessa gavetta, scoppiò il gelo dopo diverse mosse e dichiarazioni al veleno.
Calarsi in pista è sempre stato sinonimo di rivalità per i due piloti, anche durante l’adolescenza. L’amicizia, vera e sincera, veniva sempre lasciata fuori dal circuito e non aveva mai avuto problemi di ripresa al termine di ogni gara.
Qualcosa, però, nel 2015 si ruppe. Qualche contatto di troppo, alcune scelte strategiche del team, non rispettate dall’uno o dall’altro, fino allo scontro pubbliche nelle interviste pre-gara. Un botta e risposta senza peli sulla lingua.
“Nico è un privilegiato, io sono arrivato qui dormendo sul divano da bambino e facendo il doppio dei suoi sacrifici” le parole di Hamilton, che all’epoca incendiarono una situazione che già pareva tesa, in pista, tra i due. “Risponderò in gara grazie a disciplina e dedizione che mi hanno sempre contraddistinto e che mi hanno aiutato a crescere” la risposta di Rosberg, visibilmente infastidito dalle accuse del compagno.
Una “guerra fredda” durata qualche mese, fino al provvedimento della casa costruttrice nei confronti dei suoi piloti. Nessuna multa, nessun ritiro dalle corse. La Mercedes riportò semplicemente sulla terra due piloti i cui interessi stavano virando più ad avere la meglio l’uno sull’altro che al bene della loro auto e alla vittoria del mondiale di F1.