La polizia entra in campo ed arresta il calciatore. Succede in Perù, con il calciatore portato via per furto d’identità.
Il calcio ci ha abituati ormai ad una serie interminabile di stranezze senza fine, eventi scioccanti e momenti memorabili, a metà tra il comico ed il tragico. In quel limbo che potremmo definire tragicomico c’è finita anche questa storia, quella di un calciatore spacciatosi per qualcun altro per oltre due anni che viene arrestato in campo durante una partita di calcio e portato via mentre gli allenatori delle squadre in gioco discutono la fattibilità della sostituzione del giocatore.
Ha del comico, sì, questa assurda storia che viene direttamente dal Perù: siamo nel 2018 e Cesar Augusto Vasquez Montalvo, o per meglio dire il presunto tale visto che si verrà a scoprire che il ragazzo si chiama José Anthony Larrain Contreras, al 70° minuto dell’incontro di Copa Perù tra Union Kimbiri e lo Sport Huanta viene raggiunto in campo da un gruppo di poliziotti che nel bel mezzo del gioco lo prelevano e portano via con l’accusa di furto d’identità.
“Sono un calciatore, non un criminale” dirà il ragazzo mentre viene scortato all’auto sul quale verrà fatto salire per poi esser portato via, lo riprendono gli astanti coi cellulari tra lo stupore generale di tutti.
Le assurdità non finiscono qui però, perché gli allenatori delle due squadre regalano un altro momento epico al racconto: si mettono infatti a battibeccare sulla fattibilità di un’ipotetica sostituzione di Montalvo (Contreras), dato che l’Union Kimbiri è rimasta in 10 per l’arresto del suo attaccante. L’arbitro per la cronaca ha dato ragione al tecnico dello Sport Huanta, cosa che ha mandato su tutte le furie l’allenatore dell’Union Kimbiri.
La partita si è chiusa col ritiro dell’Union Kimbiri (che già era sotto 2-0) dopo minuti di caos generale tra arresto, polemiche, abbandoni e battibecchi.
Calciatori arrestati in campo, il precedente in Italia
Anche nel calcio di casa nostra ci furono scene simili a quella di Cesar Montalvo in Perù, anche se ben più gravi. È il 1980 ed il calcio italiano sta per subire uno scossone: il primo grande scandalo del calcioscommesse.
La Guardia di Finanza all’epoca entrò prepotentemente negli stadi con le macchina e alla fine delle partite del turno di campionato, all’uscita dei calciatori dal prato verde dopo il triplice fischio dell’arbitro, mise le manette a 13 calciatori e ad altri 4 furono recapitati ordini di comparizione. Furono 23 i tesserati delle società che finirono per essere squalificati e perfino radiati in primo grado, mentre in appello furono retrocesse Lazio e Milan, penalizzate Avellino, Bologna e Perugia, e puniti con radiazioni e squalifiche (alcune ridotte rispetto al primo grado) tutti e 23 i tesserati già puniti in primo grado. Tutti i provvedimenti presi rimasero in ambito calcistico.
Fu uno spaccato orribile terribile del calcio di casa nostra e le immagini rimasero per sempre iconiche: la diretta di 90° Minuto che seguì gli arresti con l’Alfetta della finanza che entra all’Olimpico. L’allora presidente federale Artemio Franchi, scosso e avvilito per gli eventi di ciò che venne definito il Totonero, rassegnò le dimissioni.