La scomparsa del campione che ha fatto piangere migliaia di fan, a causa di quell’orribile incidente occorsogli al GP di Imola.
La Formula Uno è “come tenere un uovo in equilibrio su un cucchiaino mentre si affrontano delle rapide su una canoa”, disse una volta il pilota britannico e due volte campione del mondo Graham Hill, e questo è un concetto chiaro a tutti i tifosi (e non) di questo bellissimo tanto quanto pericoloso sport. Ironia della sorte, Graham Hill non morì guidando una monoposto di Formula 1 ne se lo portò via la vecchiaia o un qualche male, se ne andò per un incidente aereo. Sorte diversa toccò all’amatissimo Ayrton Senna, lui se ne andò proprio per un terribile incidente automobilistico, in pista.
Era il 1° maggio del 1994 quando Ayrton, a bordo della sua Williams sfrecciante sul circuito del GP di Imola, alle 14:17 esce di pista ad altissima velocità alla Curva Tamburello. Il video dell’incidente restituisce tutta la violenza e la brutalità dell’impatto.
Le bandiere rosse, la polvere delle ghiaia sollevata ed i pezzi della monoposto di Senna sulla pista inermi fanno da contorno ad uno scenario agghiacciante: ciò che rimane della Williams ferma fuori pista con Ayrton immobile privo di sensi nell’abitacolo. Furono tutti vani gli sforzi per salvargli la vita, alle 18:40 arrivò l’ufficialità della dipartita dell’amatissimo tre volte campione del mondo di Formula Uno. Un sacerdote cattolico gli impartì l’estrema unzione in punto di morte.
Senna incidente Montecarlo: casco, causa morte
L’incidente che spezzò la Williams di Ayrton Senna in due fu sicuramente terribile, ma in Formula Uno è drammaticamente usuale vedere incidenti tremendi anche per l’elevata velocità con la quale gareggiano nei vari GP le monoposto, perciò per evitare che questi impatti siano letali e sempre più controllati vengono sviluppate tecnologie sempre nuove che vanno ad aumentare la sicurezza per i piloti.
Ma cosa fu esattamente ad uccidere Senna nell’impatto tra la sua monoposto ed il muro della Curva Tamburello? La morte fu causata principalmente dai tre litri di sangue persi dopo che il puntone della sospensione anteriore destra, spezzatosi nell’impatto, gli penetrò nella visiera del casco e andò a sfondare la regione temporale causandogli numerose e letali lesioni. A nulla servì l’elitrasporto che lo consegnò tempestivamente al reparto di rianimazione dell’Ospedale Maggiore di Bologna, le condizioni di Ayrton erano così gravi e ormai compromesse che i medici non poterono fare quasi nulla.
Si sarebbe potuto fare di più per salvare Senna dall’incidente che gli tolse la vita al GP di Imola? Sì ma non dopo l’impatto, bensì prima, infatti la monoposto guidata da Ayrton era pressoché ingovernabile a causa delle limitazioni imposte dalla Federazione e degli accorgimenti fatti sulla vettura dagli ingegneri del muretto della Williams: furono vietati i dispositivi elettronici come le sospensioni attive e il controllo di trazione, l’abitacolo fu eccessivamente ristretto ed il piantone dello sterzo fu modificato tanto da cedere durante la gara. Sia il patron della scuderia Frank Williams che il progettista della vettura Adrian Newey furono assolti in tutti e tre i gradi di giudizio, nel processo sulla morte di Senna che si aprì nel 1997.